venerdì 9 settembre 2011

9/11



Son passati 10 anni.
Una discreta fetta della nostra vita da quel pomeriggio (in italia) in cui ci rendemmo conto che il mondo era veramente spaccato in due.
Ricordo che quel pomeriggio, mano a mano che le notizie si diffondevano all'interno degli uffici e laboratori della mia azienda, le varie attività si paralizzarono. Tutti i colleghi erano attaccatati alle varie radio presenti sulla vetture.
Di quel pomeriggio ricordo, in maniera indelebile, il silenzio della gente: non convinta di aver capito fino in fondo ma comunque conscia che in quel momento si stava cambiando pagina.

Era l'anno del nuovo presidente degli USA George W: Bush, eletto in situazioni rocambolesche il novembre precedente.
Era l'anno del vecchio presidente del consiglio S.B. eletto durante le elezioni politiche della primavera.

Era la fine di una estate contraddistinta, per me, del libro "NoLogo" di Noemi Klein, dove si parlava della strapotenza dei marchi e delle multinazionali principalmente nordamericane.


Mi sembrava che quei fatti drammatici fossero la logica conseguenza di questa denuncia, dello sfruttamento che l'occidente faceva dei paesi poveri: un violento sfruttamento  che lasciava solo  briciole sul posto.
Il denaro ed la sfrenata ricerca del guadagno impoverivano regioni intere, lasciando scie di metalli pesanti ed inquinamenti devastanti.

Durante quella lettura diventava consapevolezza il fatto che prima o poi certe violenze avrebbero generato odio. Un odio profondo.

Gli attentati del 11 settembre mi sono sembrati la diretta conseguenza del disprezzo che l'occidente aveva verso il resto del mondo. Quello più povero.
E' vero che era assolutamente non meritato il triste destino di tutte quelle persone che quel giorno perirono, ma come scontro di epoche e culture mi sembrava la logica conseguenza.

Sbagliando clamorosamente pensai che gli USA, dopo un colpo così duro ed i relativi contraccolpi psicologici sulla popolazione, si sarebbero chiusi a riccio al loro interno.
Così non fu.
Vennero scatenate più guerre e furono trovati i più strani pretesti per allargare i conflitti, incrinando ancora di più difficili rapporti tra primo, secondo e terzo mondo.

Sono passati 10 anni.
Mi pare che la parte più importante di quella lezione che è stato l'11 settembre non sia stato del tutto compreso.
Sono convinto che non tutte le conseguenze si sono manifestate.

Se gli USA si impegnassero meno ad esportare la "loro" democrazia e usassero il loro peso politico ed economico per risolvere i veri problemi che affliggono il mondo, forse da quel giorno gli americani potrebbero finalmente smettere di vivere afflitti dalla sindrome dell'accerchiato.

(09.09.2011)

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