giovedì 16 agosto 2012

La perduta dignità del lavoro





Episodio 1
Qualche giorno fa, spinti dalla necessità di acquisti per i figli, ci siamo recati in un outlet nel novarese. Vista la vicinanza al ferragosto e temendo una chiusura del centro, ho cercato nel sito un calendario delle chiusure.
Ebbene, l'outlet in questione chiude solo due giorni l'anno: il giorno di Natale e quello di Capodanno. Per il resto è aperto tutti i gioni. Sabato e domenica compresi. Dalle 10 alle 22.

Episodio 2
La mia signora e me incrociamo una vecchia amica/conoscente con la relativa figlia più che ventenne. Due parole sul vario, poi veniamo a sapere che la ragazza lavora "ufficialmente" 6 ore al giorno ma in realtà ne fa più di 12.

Episodio 3
Sembra che da settembre un grosso ipermercato della mia città (nella cintura di Torino) comincerà a avere un orario di apertura di 24 ore al giorno per 7 giorni.

Episodio 4
Su un giornale leggevo circa la raccolta di frutta. I contadini, per questa attività, non vogliono gli italiani. Preferiscono gli extracomunitari, meglio se irregolari. Così possono pagarli ancora meno.
Dicono "Solo così riusciamo ad assere concorrenziali!".


Ma dove è finita la dignità del lavoro, il diritto ad un lavoro, onesto e pagato secondo contratti chiari, riconosciuti e sottoscritti.
Dove pensiamo di andare seguendo questa direzione: verso lo sviluppo e la crescita? Non credo proprio.

A quale tipo di mercato del lavoro dovranno sottostare i miei figli e i loro coetanei?
Una vita di sfruttamento, sottopagati, alla mercè, in balia degli alti e bassi del mercato?

Oramai cominciamo ad essere equiparati ai disperati dell'India, genti che per lavorare fanno vite da miserabili.

(16.8.2012)



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