giovedì 15 gennaio 2015

Cristianità e Islam: uomini contro




Gli attentati di Parigi hanno lasciato un segno. Una sorta di retrogusto amaro.
Penso che le nostre percezioni verso un certo prossimo saranno più come prima.
Sono di più le cose che ci dividono da quelle che ci uniscono.

La loro una cultura completamente basata sulla religione. Dove questa regola il governo, la legge e la giustizia.
Chi controlla la società fa parte di una casta che, in qualsiasi caso, è indiscutibile, ingiudicabile.
Irragiungibile.
Dove, forse, le loro sacre scritture sono divulgate e manipolate a piacimento.

La nostra invece è passata attraverso l'illuminismo, la rivoluzione francese, la lotta di classe, il suffragio universale.
Si è vero, anche di guerra, ma pure di "no alla guerra". Di eletti cacciati in malo modo.
Tutto si basa soprattutto sulla democrazia e la libertà di pensiero, di espressione, di comportamento.
Le leggi sono fatte da uomini per gli uomini.
Dove gli uomini e le donne hanno gli stessi diritti e la stessa dignità.

In entrambi i casi le scelte di campo e di religione o si condividono completamente oppure si rifiutano. Non possono esistere pensieri a mezza strada.
E' per questo che non credo a quei musulmani che prendono le distanze da fatti di sangue perpetrati in giro per il mondo. Nel loro intimo l'infedele deve essere sempre punito: una sharia personale.
Dove sono le voci dei moderati di rifiuto. Molte volte ascoltiamo espressioni del tipo che, tutto sommato, se la erano cercata. D'altro canto un musulmano non riproduce le fattezze di un dio o di un uomo, mentre da noi la riproduzione artistica, satirica, sacra è una espressione di convinzione, di libertà, di fede.

Integrazione.
Ma quante chiese cristiane ci sono in Arabia Saudita oppure nello Yemen? Quante ne rimarranno in Siria o in Iran? Quanti cristiani rimarranno in vita quando la follia di Boko haram sarà cessata?
Chi si sognerebbe di andare nel centro di Rihad e predicare il Vangelo in piazza: l'arresto immediato e la condanna a morte per proselitismo.

Qui invece ci affrettiamo a costruire moschee che poi diventano luoghi di aggregazione con scopi non proprio positivi. Talvolta diventano scuole di formazione per terroristi o sezioni di recrutamento.

Però.
In questa situazione dobbiamo trovare dei compromessi, convivere, dobbiamo fare i conti con la realtà. Bella o brutta che sia. Convinto come sono che i vincitori alla distanza non saremo sicuramente noi.
La nostra società è comunque stanca, dalle risposte fiacche.
Loro oggi sono pochi ma domani saranno la maggioranza. Se seminiamo tolleranza forse domani la convivenza sarà forse più rispettosa. Altrimenti sarà peggio. Dobbiamo tenere conto sempre che la società, la nostra società è sempre in evoluzione. Anche oggi.

Nessuna guerra può essere ragionevole. Gli affamati, i folli, sono loro che non hanno molto da perdere.
Poi fare la guerra a chi vede il paradiso nella canna del tuo fucile, non è cosa semplice e dall'esito scontato.

Tutto questo è valido oggi. Magari domani, dopo un altro attentato o sanguinosa azione il mio pensiero cambierà.
Spero di no.

(15.1.2015)

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