venerdì 25 marzo 2011

Kitchen.

Ci sono delle cose che completano una persona. Sono la sua estensione extracorporea.
Possono essere la mia penna, quella che è sempre con me, multifunzione, nera, h-tech.
Il BlackBerry, la memoria USB nel coltellino svizzero...ecc.

I libri sono una gran parte di me, del mio spirito. Alcuni di essi, quelli per me più cari, saranno sempre dove io sarò. Per loro avrò sempre una attenzione particolare.
Alcuni sembrano nuovissimi, altri sono vecchie edizioni che portano male i loro anni.
Sono quelli che mi hanno emozionato, altri mi hanno scioccato. Alcuni mi hanno insegnato cosa siamo, cosa eravamo, cosa saremo.
Tutti insieme sono la mia cultura. La mia piccola e personalissima cultura.

Penso sia giusto, di tanto in tanto, parlare di loro.



In questi giorni si parla molto di Giappone.
Molto si è anche detto del carattere giapponese: riservato, ligio alle regole ed alla gerarchia, che limita l'emozionalità.

Sarà sicuramente vero. Ma penso che forse dentro di loro, nell'intimo siano molto più emozionali di quanto la società indica/impone.
A suffragare quanto penso c'è lei: Banana Yoshimoto.
Nel caso specifico il mio preferito è Kitchen.

La sua letteratura è fatta di perdite di affetti, di ricordi, di nostalgia per chi non c'è più, sogni e sentimenti.
Qualcuno potrebbe pensare che sia una lettura tardo-adolescenziale.
Questo libro è un viaggio in un mondo che a noi occidentali risulta totalmente diverso da quello che siamo abituati. Diventa quindi una analisi di una cultura fatta di ritmi e riti svolti con calma, con la cura del dettaglio. Un viaggio anche nel sensibile interiore di un popolo che da fuori, dal nostro punto di osservazione, sembra granitico e votato unicamente alla produttività.

Sarà...ma io l'ho letto più volte, sia intero oppure a stralci. Alla fine sono sempre un poco più sereno.

.....E ora mentre scrivo.... rileggo!

http://it.wikipedia.org/wiki/Banana_Yoshimoto
http://www.yoshimotobanana.com/index_e.html


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