venerdì 13 giugno 2014

Piramide di fango: la fatica di leggere Il maestro.



Non metto sicuramente in dubbio che sia un bel libro. Il maestro è sempre lui.
L'unica cosa e che è diventato un poco ripetitivo.
Parliamo di ammazzatine, buon cibo, discussioni in commissariato, collusioni stato e mafia.
Tutto molto attuale ma questa volta non è stato come sempre, ho avuto un leggero senso di affaticamento, quasi di noia. La vana speranza di una svolta, non nell'indagine, ma nella vita o nella logica di Montalbano.
Le storie sono sempre più uguali a se stesse.
Inoltre il siciliano diventa di libro in libro sempre più complesso e più difficile. Un ulteriore ostacolo alla lettura. 
Qualche volta mi capita di paragonare le storie di Camilleri a quelle di un altro grande maestro: Simenon con il suo illustre commissario Maigret.
Quest'ultimo gode (oppure godeva) di un grande vantaggio: al centro della storia c'è sempre il luogo del delitto, il suo ambiente, i suoi personaggi. Simemon in questo aveva modo di sbizzarrirsi. Ecco perchè nonostante abbia letto almeno una quarantina di storie del commissario Maigret, la noia non si è mai vista.
Nel caso di Camilleri è Montalbano al centro del movimento. È lui il punto di osservazione. Penso che oramai abbia detto già abbastanza.

Spero che il prossimo libro abbia una scossa, qualcosa di nuovo, altrimenti penso che salterò un turno.

(13.6.2014)