mercoledì 29 gennaio 2014

La Fiat e L'ingegnere.


Ho visto qualche scena della fiction "L'ingegnere".
Premetto che non mi è piaciuto un gran che.
Mi ha colpito però il momento in cui questa trasmissione è andata in onda.
Proprio quando la Fiat si prepara a sganciarsi dal legame con la città di Torino.
Al tempo in cui era ambientata la storia, l'azienda era baricentrica per la città e il quadro aziendale viveva nel culto della fabbrica.
In parte ho vissuto personalmente questa esperienza come figlio di un dipendente al quale la Fiat ha dato tutto: il lavoro, il dopolavoro, la casa, la mutua, le colonie, le terme. In cambio l'ho visto andare in fabbrica la notte di Natale o Capodanno.
"Prima la Fiat poi la famiglia".
La famosa marcia dei "quarantamila" è stato riprendersi una cosa già propria.

Oggi tutto questo, nel bene o nel male, non esiste più.
Sotto le stesse volte, dentro gli stessi reparti sono passate molti più anni di quelli che sono trascorsi in realtà.
L'internalizzazione, la globalizzazione, il confronto con tantissime realtà hanno logorato questo rapporto.
Non più fidelizzato. Solo di fornitura d'opera. E basta.
Forse una emancipazione necessaria. Ma è ulteriore dimostrazione di una perdita di identità, di carattere. Una perdita di passione, di voglia di lottare.
Questo è il nostro vero declino.

Caro il mio Ingegnere, quanto sei ...antico.

Peccato che questa sia l'unica realtà industriale di queste dimensioni e di questo tipo rimasta qui da noi.
E chissà per quanto.

(29.1.2014)

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