venerdì 5 settembre 2014

Una vita nel disagio.




Il disagio è una gran brutta cosa. Vivere in un quartiere disagiato per un giovane deve essere probabilmente molto difficile.
Questo, però, non è sufficiente a giustificare l'andare in giro in tre su un motorino con un pregiudicato, un evaso, senza casco, senza assicurazione e forzare un posto di controllo.
E in tutto questo ha pagato l'anello debole.
E poi in quale altro luogo d'italia con queste precondizioni la gente del quartiere  scende in strada e si abbandona ad ad atti di vandalismo.
Sebbene non abbia grande simpatia per le forze dell'ordine, penso che anche il carabiniere che ha sparato sia una vittima: vivo ma con la vita rovinata per sempre.
E per contro non posso considerare quel ragazzo morto un ...eroe.
Mi dispiace. No.

Pensa cosa vuol dire essere in un posto di blocco all'interno di un quartiere dove c'è forte disagio e c'è culturale avversione verso lo stato in tutte le sue forme e, ancora, nel cuore della notte.
Ci sono differenze di rischi a fare lo stesso servizio a Bagdad oppure ad Herat, oppure a Medellin?
Non credo molte.

Forse in tutto questo c'è proprio la mancanza di prospettive per un futuro quantomeno dignitoso che brucia le vite di tanti giovani.
La trasforma in miseria.
Nessun ideale, nessuna speranza.
E allora diventa normale vita forzare un posto di blocco in piena notte.

(5.9.2014)

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