lunedì 24 febbraio 2014

Torino: crocevia del mondo.




Era veramente tanto tempo che non percorrevo corso Giulio Cesare, a Torino, tra corso Novara e piazza della Repubblica.
Sono rimasto sconcertato dalla sensazione di extraterritorialità che ti prende da quelle parti. 
Scendendo corso Giulio fin dalla periferia verso il centro, la presenza di negozi italiani, con insegne italiane, si fa via via sempre più rarefatta.
Ma ad un certo punto diventa assente.
Vi sono moltissimi negozi con scritte in arabo, donne con il velo, uomini con la barba lunga. 
Chiariamo bene: non parlo di disordine e nemmeno di situazioni di abbandono. Lo stesso stato di cui ho memoria da quando ero bambino. Lo stesso teatro ma con attori differenti.
Poi attraversi piazza della Repubblica e trovi un sabaudo melting pot. Un punto di incontro di genti, paritariamente accalcate alle bancarelle di frutta e verdura. Tutti con gli stessi problemi: far quadrare il bilancio.
Poi entri in via Milano ed il panorama cambia.
Cambia totalmente la gente, le urgenze, i negozi, i prodotti esposti.
Così mi ritrovo in una realtà conosciuta. Si risale verso la Torino borghese, che non conosce ciò che si svolge a poche centinaia di metri.
E le vie di Torino diventano familiari e si allargano aprendosi a piccoli giardini che evocano ricordi di soste sotto alberi secolari in pomeriggi afosi.

Come cambia questa città, sempre agganciata alle evoluzioni della storia e della società. Sempre ricettacolo o asilo di gente bisognosa che si aspetta sicurezza. Come da sempre Torino è stata per coloro vi si rifugiano. 
Un crocevia del mondo.

(24.2.2014) 

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