lunedì 4 aprile 2011

The Wall




Venerdì sera mi sono stati offerti 3 biglietti per assistere allo spettacolo di Roger Waters "The Wall", che si teneva al nei dintorni di Milano.
Con malincuore ho dovuto declinare l'offerta.

Sabato pomeriggio, in un negozio nei pressi del centro di Torino mi sono imbattuto nel vinile di "The Wall" dei Pink Floyd.
Me lo sono portato via. Non è stato tenuto proprio benissimo, ma non potevo lasciarlo.
Sabato e domenica l'ho ascoltato più volte.
Si è trattato di un bel balzo all'indietro.


The Wall... il muro.
Opera (perchè di questo si tratta) nata nel 1979 come denuncia dell'incomunicabilità tra le generazioni.
Ha vissuto un ulteriore sucesso in occasione della caduta del muro di Berlino.
Oggi Waters ripropone il lavoro in chiave più attuale.
D'altro canto di muri ce ne sono sempre e sono tanti: il canale di Sicilia, il valico di XXmiglia.
I muri possono essere l'egoismo, il razzismo, le nostre chiusure mentali. Vuol dire anche caste, lobby.

Dietro il muro ci sentriamo protetti, ma non vediamo l'altra parte.
Tirare su muri vuol dire isolarsi, vuol dire stare fuori dai movimenti.

Tirare su muri vuol dire fermarsi...e fermarsi è un poco morire.


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